56° BIENNALE D’ARTE – PADIGLIONE DI SAN MARINO
In occasione della 56° Esposizione Internazionale d’Arte Biennaledi Venezia, l’Ateneo Veneto apre le sue porte all’arte contemporanea, ospitando il Padiglione internazionale della Repubblica di San Marino.
Il progetto espositivo – curato da Vincenzo Sanfo – si intitola “FRIENDSHIP PROJECT – CHINA” e mette in connessione artisti di una delle repubbliche più piccole del mondo – San Marino – con artisti provenienti da una tra le più grandi del pianeta, la Repubblica Popolare di Cina.
Il progetto prevede il coinvolgimento di undici artisti, decine di istallazioni e centinaia di eventi nell’arco di sei mesi, in tre location esclusive: Ateneo Veneto, Telecom Future Center, Palazzo Rota Ivancich.
All’Ateneo Veneto sono ospitate le opere di due pittrici: Eleonora Mazza e Zhang Hong Mei.
FRIENDSHIP PROJECT CHINA
Padiglione della Repubblica di San Marino alla 56° Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia
ATENEO VENETO
9 maggio – 25 ottobre 2015
Orario: 10 – 18; chiuso il lunedì
Curatore: Vincenzo Sanfo
Artisti: Zhang Hong Mei, Eleonora Mazza
Zhang Hong Mei è una tra le artiste contemporanee più importanti del panorama cinese, molto apprezzata da collezionisti e dagli esperti di arte di tutto il mondo. Zhang Hong Mei propone una personale rivisitazione della pittura ad inchiostro, qui realizzata con l’utilizzo di tessuti strappati e incollati, dalla drammatica capacità evocativa mediata con la antica tradizione Han, le cui caratteristiche predominanti erano proprio audacia e sostanzialità. Dell’arte Han la pittrice mantiene un realismo che esprime il senso del movimento.
Eleonora Mazza, un talento di grande qualità che rappresenta una sorpresa per la straordinaria capacità pittorica e cromatica con la quale sviluppa un suo personale diario intimo. Per l’artista l’essere umano deve cercare di recuperare la propria identità smarrita e la capacità di comunicare. Da questo stato di smarrimento però l’uomo può uscire, basta che voglia interpretare questa indeterminatezza come possibilità di progresso interiore e non come perenne insicurezza. Nelle opere di Mazza questo senso di indefinita incertezza, sia collettiva che individuale, manifesta il profondo percorso di autoanalisi che l’artista ha compiuto.